VeduteVisioni. Parco delle Cave, Milano, 2024 (1976-1979, 1981).
Video installazione muta di Alessandro Vicario con fotografie di Ennio Vicario.
9 monitor / video proiezioni a parete.
Direction, cinematography and moving shots: Alessandro Vicario
Photographs (1976-1979): Ennio Vicario
Editing: Davide Ferrario – Videozone.
Direction, cinematography and moving shots: Alessandro Vicario
Photographs (1976-1979): Ennio Vicario
Editing: Davide Ferrario – Videozone.
©Alessandro Vicario – All rights reserved.
Sorto attorno ai laghetti artificiali (le cave) originati dalle attività di estrazione di ghiaia e sabbia cominciate negli anni Venti e abbandonate negli anni Sessanta del secolo scorso, il Parco delle Cave è il terzo parco di Milano per dimensioni, dopo il Parco Nord e il Parco Forlanini. Situato nella parte ovest della città, nel quartiere di Baggio, e gestito dal Comune di Milano, assieme al Boscoincittà e al Parco di Trenno costituisce il Parco Agricolo Sud Milano. Il Parco delle Cave comprende un sistema delle acque dominato da quattro bacini artificiali (le cave); campi agricoli (legati soprattutto alla Cascina Caldera); e ambienti naturalistici come boschetti, marcite e zone umide. La vegetazione, che nelle parti più boschive è fitta e rigogliosa, è dominata dalla robinia, dall’acero campestre, dal carpino bianco, dal frassino, dal pioppo, dalla quercia e dal salice. Popola il parco una fauna alquanto varia, formata da pesci, anfibi, rettili, uccelli e persino conigli e volpi. Molte sono le specie di uccelli presenti e avvistabili: il cormorano, l’airone, la garzetta, il germano reale, la gallinella d’acqua, il pigliamosche, la rondine, l’allodola, la beccaccia, il picchio verde e il codirosso, solo per citarne alcune. Nei pressi delle cascine nidificano predatori notturni come il barbagianni e la civetta. L’installazione VeduteVisioni . Parco delle Cave, Milano, 2024 (1976-1979, 1981) non ha alcuna pretesa documentaria. Pochi (e arbitrari) frammenti visivi evocano le radicali (e positive) trasformazioni subite da questa area urbana negli ultimi decenni. Dalla fine degli anni Settanta, dominati dall’abbandono, dal degrado e dallo squallore (ma che già offrivano preziosi sprazzi di bellezza a chi sapeva coglierli) a un presente capace di sorprendere con scorci naturalistici rigogliosi e colmi di vita. Ho concentrato l’attenzione sulla natura e sugli animali che vi dimorano. La presenza umana ho preferito rappresentarla in modo indiretto e allusivo. Il ritmo riproduce i tempi lunghi e distesi della natura. Il lavoro richiama anche la mia memoria individuale e famigliare. E la mia (precoce) formazione visiva. Tra le immagini in movimento irrompono di tanto in tanto fotografie in bianconero realizzate da mio padre Ennio tra il 1976 e il 1979 (alcune delle quali stampate su tela di lino e colorate a mano); e un paio di fotografie che scattai io stesso nell’inverno del 1981, con la mitica Rolley a mirino galileiano (la macchina fotografica della mia infanzia). Queste ultime, accuratamente conservate in un album fotografico, rappresentano alcuni esemplari di uno stormo di cigni reali provenienti dal Nord d’Europa che quell’anno era venuto a svernare a Milano, dimorando per alcuni mesi al Parco delle Cave. L’installazione consiste di 9 proiezioni (o monitor) che riproducono a ciclo continuo diverse inquadratura di durata variabile. L’opera presuppone una visione frammentata e influenzata dal caso. Ciò che gli spettatori vedranno, infatti, dipende principalmente dal caso (dal momento nel quale si troveranno davanti al monitor), oltre che dalla curiosità e dalla pazienza che ha avuto l’operatore (io stesso) durante le riprese. E infine dalla loro stessa pazienza e curiosità.
Alessandro Vicario
Milano, 23 maggio 2024